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"Appunti, disappunti e... contrappunti" (taccuini di note, pro-memoria, osservazioni circa il molteplice fluire e aggrumarsi dell'esistenza sulla lunga coda del secolo breve) porta alla superficie della scrittura quel fertilizzante naturale sovesciato e composito di vissuto personale e vicende fermentate tra gli steccati del quotidiano: microstorie a Vitralia Nugarni, anagramma del nome d'un antico borgo incastonato sugli acclivi della media Valpescara. I due taccuini iniziali e le tracce ossimoriche e antinomiche della reciproca inversione "predicato/nominalizzazione", nei titoli ("Passando il segno"/"Segnando il passo"), restituiscono per rapidi schizzi gli elementi cruciali del racconto: la trama contraddittoria del disappunto allo svolgersi della realtà, il dettaglio di alcuni temi biografici, l'originalità disadorna della toponomastica. Il terzo, "Due metafore a sovescio e due racconti", tra mito, modelli e mutazioni imposte dal volgere delle stagioni, distende le ciglia disincantate e prudenti sull'inoltre del millennio a venire e sull'altrove. Ma è nella cifra narrativa e stilistica che il contrappunto concertante del canto dato (appunti e disappunti) si dispiega tanto nel discanto delle riconnessioni per centoni mistilinguistici quanto nei canoni vedutisti dell'anima e dei penetrali del silenzio, tuttora abitati dagli adagi speculari della memoria e dagli esiti visionari e polifonici del narrare.